venerdì 30 aprile 2010

Costruisci il tuo albero genealogico

C'era anche Sarah Jessica Parker tra le cavie scelte dalla versione statunitense del programma televisivo "Who do you think you are"?. Si tratta della ricostruzione del proprio albero genealogico on the road. L'attrice ha scoperto di avere una lontana parente accusata di stregoneria. Susan Sarandon ha capito il motivo del suo legame con l'Italia. La nonna, scomparsa misteriosamente, aveva origini lucchesi. Lisa Kudrow è risalita altragico coinvolgimento della propria famiglia nell'Olocausto. Il viaggio all'indietro verso le proprie lontane radici è particolarmente interessante per il popolo statunitense, originato dall'immigrazione. E sul sito della Nbc si può anche costruire il proprio albero genealogico. Almeno per gioco!

giovedì 29 aprile 2010

Svampita è bello

Chi l'ha detto che è un difetto? Basta far scorrere nella mente anche solo le donne dello spettacolo ritenute svampite. Erano stupide? Non sono riuscite ad arrivare dove volevano? Dicevano banalità oppure cose semplicemente inusuali? Perché chi usa un punto di vista diverso, magari estemporaneo, deve essere per forza tacciato di "inferiorità"? Ma chi l'ha detto? Forse sono talmente consapevoli di sé, del proprio vissuto interiore, da non avere paura a giocare con se stesse. Seguono il flusso del loro pensiero senza preoccuparsi di sintonizzarsi per forza con il flusso del pensiero dominante. Questo straniamento è espressione genuina di ironia e autoironia. Forse sono troppo perse nel loro ampio vissuto interiore per cercare a tutti i costi un punto di incontro con gli altri. Questa chiusura può essere motivo di isolamento e di forte incomprensione da parte delle menti più omologate. Questo è il caro prezzo che loro pagano. Ma meno male che ci sono. Che esiste l'originalità autentica.
E' quello che ho pensato sentendo parlare male di Silvia dell'"Isola dei famosi", forse l'unica a non prendersi troppo sul serio lì. Ed è stata eliminata con un'icona delle svampite italiane, Sandra Milo. Sarebbe stupida lei? Altra cosa sono le finte svampite, tipo "La pupa e il secchione". Bisogna attingere da qualcosa di profondo per esserlo. In fondo a quelle, invece, non c'è nessun talento. E mi spiace per la Barale. Si vede che si vergogna. E mi spiace anche di avere citato il programma.

lunedì 26 aprile 2010

Il professionista dell'understatement

E' bravo, sa di esserlo, ma non lo ostenta. Ha scelto la linea dell'understatement. Invita molto spesso ospiti somiglianti a lui, facenti parte dell'esercito dei buonisti. Arrivano, sempre gli stessi, a ruota ogni anno, per ogni nuova edizione di "Che tempo che fa". Basta che ci sia un libro, un film o un evento da pubblicizzare. Non si capisce bene chi fa un favore a chi. Alcuni ospiti infatti decidono di passare solo da lui. E lui incassa onorato. Si fa umile umile, tanto da non sembrar vero. Che non può essere così ingenuo uno arrivato tanto lontano, disseminando nella sua carriera anche guizzi di originalità. Ma è garbato e signore, disarmante. Le domande sono educate. Finché dal cilindro tira fuori qualche aneddoto riesumato da chissà quale informatore vicinissimo all'intervistato. "Ma è vero che, quando eri piccolo...". Ecco la trappola tesa dal bambino che è nell'intervistatore al bambino che è nell'intervistato: impossibile non sciogliersi di fronte a quel ricordo quasi dimenticato ma così caro e così intimo, pur nelle sue più semplici sembianze. A questo punto per il padrone di casa sarebbe facile sferzare il colpo decisivo e carpire qualcosa in più del personaggio famoso rispetto a quanto già si sapesse. Ma spesso quella antica cortesia che fa da sfondo a tutta la chiacchierata non lo permette. E ci si saluta. Amici come prima.

venerdì 23 aprile 2010

Il caso Pandolfi varrà una legge?

Paparazzi sul banco degli imputati. Ancora. Il caso della Pandolfi se saprà riunire in barricata i suoi colleghi potrebbe cambiare le cose. E far fare una legge. Qualche Porta a Porta, qualche Matrix, qualche talk show con opinionisti diplomati. Se non faranno appassire la questione, Carfagna tirerà su anche questa rete...

mercoledì 21 aprile 2010

Il genio del male e la tecnica della breccia

Il genio del male è tornato alla dimensione pubblica dopo essere stato esiliato da chi lo aveva accolto e subìto da troppi anni. Lo ha fatto scegliendo il suo punto di forza, l'intervista. La vuol fare da signore, generoso con costante regalo portafortuna ai suoi ospiti. Perché la tartaruga va piano ma va lontano. Attenzione però a non contraddirlo e a non voler svelare quel particolare personale su cui lui ha deciso di puntare la sua lente di ingrandimento. E se non vuoi salutare il papà morto o non riesci a innamorarti o non vuoi parlare della tua vita sentimentale rischi molto. Lui s'irrita e insiste. A telecamere spente chissà come borbotta e ti rimprovera ancora. Intanto riprende il fiato e, passando da questa piccola breccia scavata dopo pranzo, chissà fin dove arriverà...

domenica 18 aprile 2010

In provincia il dramma è più crudo

Il venerdì sera su Raidue c'è "Crimini due". Si tratta di una serie di otto film tv, curati da Giancarlo De Cataldo e prodotti da Rodeo Drive. Fiction, storie noir d'autore e ottimi interpreti formano un mix di qualità. In più, la mission di rappresentare l'Italia attraverso città meno esposte all'interesse mediatico. La prima puntata era ambientata a Bari, la seconda ad Ancona, la terza in Valle d'Aosta. E così via. La provincia si sposa bene con il dramma. Il racconto assume un'aurea più realistica, cruda, meno cinematografica. Del resto anche al cinema ormai si è intrapresa questa strada. Adesso mi vengono in mente Le conseguenze dell'amore, La ragazza del lago, Come dio comanda... e qualche altra fiction Rai. Gli esempi potrebbero essere più numerosi. Molto interessante. Forse anche solo perché è una piccola novità, in un insieme che spesso è tutt'altro che imprevedibile. Ma "Crimini" merita. E speriamo che l'auditel ne permetta una terza edizione.

giovedì 15 aprile 2010

Se la Setta promette puntate "incandescenti"...

Monica Setta la preferita dai camionisti! E non è la sola. Le telegiornaliste vengono preferite alle veline. Sul podio con la nuova ancorwoman della raidue carroccesca anche la Gruber e la Maggioni. Le immagini di queste tre non più giovanissime fanno capolino negli abitacoli dei cammionisti, secondo una recentissima indagine dell'associazione "Donne e qualità della vita". La Setta non sarà, purtroppo, così autoreferenziale da farci una delle sue "puntatone", di quelle da "rimanere con il fiato sospeso"... tipo quando dedicò in periodo elettorale una delle puntate de "Il fatto del giorno" alle "incredibili confessioni" dei Ricchi e Poveri. Un vocabolario davvero "straordinario" il suo. E mentre aspettiamo con ansia "i nomi di Vip coinvolti in Vallettopoli 2" (ci ha fatto almeno una decina di puntate annunciandoli senza dirli mai), tra poco potremmo gustare altre "piccantissime rivelazioni" nella sua nuova trasmissione "Peccati", in seconda serata. Magari si sbottonerà un po' di più.

mercoledì 14 aprile 2010

Concita e Sabina: rabbie a confronto

Sto leggendo un libro che, tra l’altro, descrive i vantaggi della rabbia assertiva. E ho capito perché mi piace così tanto il modo di porsi di Concita De Gregorio. Di fronte a certa indignazione che fa colare rabbia a palate, mantiene sempre una invidiabile lucidità che le permette di rispondere in modo circostanziato evitando che l’interlocutore opposto alzi un muro di impermeabile indisponenza. Parallelamente, ho capito anche perché mi indispettisce così tanto una come Sabina Guzzanti. La rabbia qui non è trasformata fino a diventare pura comunicazione, la satira è comunque superata dal risentimento. La rabbia c’è e tutto finisce per fermarsi lì. Negli interlocutori, e non solo in quelli “opposti”, si trasferisce pesantamente un livore difficile da metabolizzare. E che finisce per ristagnare. E indignare (mentre dovrebbero essere i contenuti a indignare). Rimane il sentimento negativo, non si trasforma in costruttivo. Insomma, mi sembra che faccia più male che bene.

lunedì 12 aprile 2010

Sorrentino avrà ragione?

Domani verrà resa nota la dozzina di scrittori candidata al Premio Strega. Da una rosa da venti ne verranno selezionati dodici. Poi cinque arriveranno alla finalissima del 1° luglio a villa Giulia. Tra i candidati alla vittoria potrebbe esserci il libro di Paolo Sorrentino. Un libro che vorrei tanto leggere, ma ho paura di farlo. E’ un regista che mi piace “troppo”. Troppo per poter rischiare di rimanere delusa. Il protagonista è un uomo in là con gli anni, da quanto ho capito. L’ultimo che ho letto in questa prospettiva non è riuscito a catturare la mia attenzione, ma non so se era proprio questo il motivo. Comunque, anche questo è un ostacolo tra me e la lettura di “Hanno tutti ragione”. Sorrentino mi diverte anche come “personaggio”. Con l’orecchino e la sciarpetta “fina”, stropicciata. Capelli arruffati, per non dire forse crespi. L’occhio un po’ da pesce lesso. Sembra simpaticamente tamarro. Insomma, non un “intellettuale”. Il contrasto tra l’aspetto e la sostanza mi riempie il sorriso di soddisfazione. E’ una persona libera. E non posso fare a meno di ricordare uno dei suoi personaggi cinematografici, quello che mi ha ferito di più. L’amico di famiglia, sotterrato nella sabbia, con la testa fuori. Liberi o prigionieri. Mi sa che mi libererò dalle mie paure e dai pregiudizi. E che sì, il libro di Sorrentino lo leggerò.

domenica 11 aprile 2010

Sento una voce

Apro questo blog oggi in Piemonte ai tempi di Cota. Non voglio parlare in particolare di politica, anzi. Ma di tutto quello che mi colpisce di più, senza confini di argomento, e probabilmente con un punto di vista incoerente. E la cosa che mi colpisce di più del nostro nuovo governatore è la voce. Come può essere la voce di uno della Lega? Quelli della Lega hanno una voce da leghisti, inconfondibile. Lui no. Non ha la voce giusta. Stona. Ma, pensandoci, sono tanti quelli che apparentemente non hanno la voce "giusta". Ciotti per le radiotelecronache all'inizio sarà sembrato strano. Jovanotti che canta. Maria De Filippi che apre i confessionali adolescenziali. Mario Giordano che diventa telegiornalista. Amanda Lear che così si inventa la sua ambiguità e si fa conoscere. Donne e uomini, ma anche i bambini. Che in tv cantano come i grandi. Sono piccoli ma hanno la voce esagerata da grandi. Quella però che da grandi non va tanto di moda. E torno a Jovanotti. Mick Jagger diceva che non importa avere una voce bella ma una voce che tutti ovunque sappiano riconoscere tra tutte. Anche tra quelle ritenute "belle". O forti. O particolarmente maschili. O femminili. O da grandi. O da piccoli. Chissà che voce avrà questo blog...
Alla fin della fiera qui si parla di tutto un po', a spizzichi e bocconi, tra il serio e il faceto, saltando di palo in frasca